Francesco, 19 anni, un coraggio da leone e un’amara consapevolezza.
Si è presentato all’esame di maturità con una maglietta bianca e la scritta “LA SCUOLA ITALIANA FA SCHIFO”.
Un messaggio forte, d’impatto, pieno di rabbia e d’indignazione.
Perché la scuola, lo sappiamo, vuole essere il luogo dove ogni ragazzo scopre sé stesso e le sue potenzialità, mentre impara a conoscere gli altri e il mondo. Il terreno in cui i giovani uomini e le giovani donne del nostro futuro piantano i primi semi che poi germoglieranno, quell’agorà dove ciascuno di noi muove i primi passi nel mondo.
Eppure la Scuola, in Italia, non occupa ancora il posto che Lei merita – e uso il “Lei” perchè è una gran signora – il primo tra le istituzioni, a mio dire.
Sappiamo che non sempre il cambiamento è facile, spesso ci sono resistenze antiche che si oppongono, nel nome sacro della tradizione. Ma non sarebbe bello se, accanto al nostro prezioso e unico patrimonio culturale e letterario, si affiancassero programmi innovativi che spingano i ragazzi a sviluppare un pensiero critico? Se si investisse su nuove strutture all’avanguardia che rispettano e difendano il nostro ambiente? Se si puntasse su programmi formativi che aiutino ciascun ragazzo a scoprire sé stesso, le sue attitudini e i suoi talenti?
La pandemia poi di certo non ha aiutato, anzi.
Prova ora, per un secondo, a metterti nei panni di un ragazzo di 17 anni.
Hai la sveglia ogni mattina alle 7 per andare a scuola, i genitori che ti fanno arrabbiare perché ti vietano di uscire e far tardi, la prima ragazza che desideri baciare e i professori che ti fanno venire il mal di pancia con le verifiche. A quell’età lì, la scuola è il tuo posto, il luogo dove trascorri una parte importante del tuo tempo e dove costruisci relazioni che plasmano il tuo carattere, la persona che diventerai da grande.
Ecco, pensa ora se da un giorno all’altro ti venisse tolto tutto questo: nessuna scuola dove ritrovarsi, compagni di classe distanti e lezioni asettiche, poco emozionanti. Ti ritrovi chiuso nella tua cameretta, da solo, in un vortice di emozioni che nemmeno tu sai comprendere ed elaborare.
C’è scenario peggiore per un ragazzo di 17 anni, che ha tutta la voglia di scoprire sé stesso e il mondo?
Come pensiamo di poter andare avanti e sperare in un futuro migliore se non colmiamo questo gap di esperienze ed emozioni di cui migliaia e migliaia di ragazzi sono stati privati in questi due anni?
E poi, lo ribadisco, nemmeno prima della pandemia l’attenzione cadeva sulla nostra cara scuola, anzi.
Quanti ragazzi uscivano ed escono tuttora con un diploma in mano, ma senza un’idea del futuro a cui vogliono ambire? Senza una prospettiva chiara delle loro mete? Ma soprattutto, senza una consapevolezza delle loro potenzialità?
Bisogna intervenire subito. E con una certa urgenza. Noi che siamo “i grandi” dobbiamo fare qualcosa, è un nostro onere e un nostro dovere. Bisogna prendere per mano ciascun ragazzo e guidarlo in quel meraviglioso viaggio che è la scoperta di sé, dei suoi talenti. Dare loro una formazione a 360 gradi che – come dice la parola stessa – formi e plasmi i loro caratteri, lavorando sulle soft skills, come la leadership e la comunicazione interpersonale.
C’è bisogno di un approccio alla formazione che non sia più di tipo informativo, come le presentazioni delle università a scuola, che servono sì – a raccogliere brochure – ma sono inutili se uno non si conosce per davvero. Ci vuole qualcosa di più profondo, che scavi dentro di loro, alla ricerca dei loro tesori.
Grazie all’ OSM Talent i ragazzi hanno ora tra le mani una mappa che li mette nella condizione di andare dritti alla meta.
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