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Lavoratori Fragili

Covid-19 e la nuova categoria dei lavoratori fragili

Contratti di lavoro temporanei, futuro incerto e competenze limitate ecco la categoria più colpita dal Covid-19.

L’epoca nella quale stiamo vivendo sarà ricordata per molto tempo, e da tutti indistintamente, giovani e meno giovani, come una crisi economico-sanitaria.

Il Covid19 è stata una di quelle pandemie che pur non avendo causato morti in numero così elevato come è accaduto con altre emergenze sanitarie che la storia dell’umanità ha conosciuto, sicuramente ha colpito al cuore le economie mondiali, bloccando quasi tutti i paesi del mondo e paralizzando molte attività.

In questo clima di grande timore che ondate pandemiche possano periodicamente ripresentarsi, in attesa di un vaccino efficace, possiamo solo cercare di capire quali attività abbiano maggiormente risentito di questa crisi sanitaria, e in particolare chi sono i cosiddetti lavoratori fragili.

Uno studio, condotto a livello internazionale, del Covid Crisi Lab Bocconi e di Martial Foucault di Sciences Po (Parigi) ha evidenziato come la pandemia sebbene abbia colpito, da un punto di vista sanitario, dai più giovani ai meno giovani, dai disoccupati ai grandi imprenditori, in realtà ha provocato particolari danni soprattutto a quei lavoratori cosiddetti fragili con una bassa istruzione e quelli che non solo erano impiegati in lavori manuali, ma percepivano anche un reddito più basso.

I lavoratori che hanno invece affrontato meglio la crisi pandemica sono stati proprio i lavoratori con redditi più alti, ma anche i laureati e i diplomati che hanno avuto la possibilità di lavorare in modalità smart-working.

Tra i lavoratori impegnati in attività manuali, ci sono stati anche quelli che pur continuando a svolgere il loro lavoro in azienda, rispetto ai colleghi che hanno invece potuto usufruire delle comodità della casa, si sono purtroppo maggiormente esposti al rischio contagio Covid19.

In altri termini i lavoratori fragili a causa delle loro competenze limitate, e anche per via dei loro contratti di lavoro temporanei, non solo sembrano essere quelli più esposti al contagio pandemico, ma si mostrano anche più fragili da un punto di vista psicologico vedendo notevolmente ridotta la loro felicità.

Insomma i lavoratori che hanno dichiarato di essere più soddisfatti non sono stati certo i lavoratori fragili, a cui sopra si faceva cenno, ma quelli che durante il lockdown hanno avuto l’opportunità di lavorare da casa.

Le maggiori competenze e i maggiori redditi hanno anche consentito i più istruiti di non farsi trovare impreparati dalle conseguenti restrizioni operate dai governi. In pratica la possibilità di poter accedere a connessioni Internet veloci, a computer e a smartphone, hanno messo in condizione questi lavoratori, ma anche i loro familiari, di poter continuare a svolgere regolarmente le loro attività. Sicuramente per i giovani con livelli di competenze insufficienti il Covid19 e il digital divide sono stati due ostacoli spesso insormontabili che hanno accentuato la forbice rispetto ai loro colleghi più istruiti e meglio dotati di infrastrutture tecnologiche. 

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